Anthropos

Intervista a Bruce Sterling

Fiera del Libro di Torino 2008

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AP) Bentornato a Torino e grazie in anticipo per il tempo che ci concede. Siamo molto onorati di incontrarla qui oggi. Siamo grandi appassionati dei suoi libri, ma dobbiamo ammettere di non aver ancora letto tutto ciò che lei ha scritto...

BS) Nessuno ha letto tutto ciò che ho scritto perché scrivo per molte riviste, è impossibile!

AP) La prima domanda che vorremmo farle, dato che sappiamo poco del suo passato, è: qual è il suo "background"?

BS) Sono laureato in giornalismo. Sapete che scrissi un romanzo mentre ero ancora al college, iniziai così, ma attualmente lavoro molto di più come giornalista che come scrittore.

AP) Abbiamo letto su "wikipedia" che lei è stato in India in gioventù...

BS) È vero.

AP) ...come e quanto questo fatto l'ha influenzata e tuttora la influenza?

BS) Se guardiamo alle biografie degli autori di fantascienza, notiamo che molti di essi hanno vissuto in altre società, altre situazioni, molto diverse da quelle in cui erano nati. Questo tipo di esperienza ti dà veramente un "carattere fantascientifico".
Un altro modo in cui può succedere, altrettanto comune, è una lunga malattia; per esempio trascorrere un anno o due in ospedale. In questo modo si viene estraniati da ciò che si pensa essere la realtà comune e ci si ritrova in un ambiente alieno, dopodichè si viene reintrodotti nella realtà originaria e ci si rende conto di quanto tutto ciò sia arbitrario. Diventa più facile riflettere sulle cose. È un modo per "pensare fuori dalla scatola".

AP) Quindi si deve sfruttare una opportunità simile per proiettarsi in altri modi di vivere?

BS) Cambia il modo in cui pensi la vita reale. Molte aspettative, preconcetti, che si hanno sulla vita, cambiano se si finisce in una società aliena e poi si ritorna.

AP) La filosofia indiana tradizionale, che non so quanto e come sia attualmente viva, è molto diversa dallo stile di vita occidentale. In qualche modo essa è presente nelle sue opere?

BS) Una cosa che mi è rimasta in mente dell'India, della Grande India, è l'estrema povertà. La povertà vera. Moltitudini di persone che sopravvivono a stento.
È una cosa che colpisce molto profondamente quando si è lì, specialmente se americani. In America i poveri sono grassi, ma in India è tutto più simile alla condizione originaria dell'umanità: poveri vestiti di stracci, che hanno ricevuto una educazione scarsissima, e malati; privi di qualsiasi risorsa.

AP) Riguardo alle sue opere: è corretto dire che con "Mirrorshades" [antologia di racconti di fantascienza curata da Bruce Sterling pubblicata per la prima volta nel 1986] lei appiccicò l'etichetta "cyberpunk" a quel particolare filone della fantascienza che lei e altri suoi amici avevate iniziato in quel periodo [inizio anni '80]?

BS) Non è stato tanto il termine in sè (che tra l'altro non coniai neppure io) quanto piuttosto l'ideologia che stava alla base. Io ero l'ideologo del gruppo, quello che teorizzava di più a proposito di ciò che stavamo facendo.

AP) Lo fece per aggregare quel particolare gruppo di scrittori e in qualche modo portare avanti negli anni a seguire un'idea comune?

BS) No, era semplicemente un gruppo di ragazzi di una particolare generazione che cercava di capire che cosa si avesse "da portare alla festa". Con che cosa si potesse contribuire. Qualcosa effettivamente l'avevamo.

AP) Oggi il movimento cyberpunk è ancora vivo?

BS) Sì e no. In un certo senso è ovviamente morto, perché si può essere giovani ed essere dei cyberpunk [letteralmente traducibile con: ribelle cibernetico]. Un diciassettenne che ama i libri di William Gibson, Bruce Sterling, e i molti altri autori cyberpunk che non vengono mai citati, come per esempio Pat Cardigan, John Shirley, Rudy Rucker, Louis Shiner... voglio dire... per esempio, qualcuno potrebbe dire: "sarò uno scrittore beatnik [rif. alla "beat generation" degli anni '60-'70] perché mi piace leggere William Burroghs, Ginsbourg, Kerouac". Ora, Jack Kerouac è morto. Mortissimo. Non si può essere beatnik come lui al giorno d'oggi; ma la cultura beatnik è morta? Certamente no, perché "Sulla strada" è un libro popolarissimo, che vende oggi molto di più che negli ultimi vent'anni. Jack Kerouac è morto, ma il suo libro è ancora più vivo che mai.

AP) Pensa che i testi cyberpunk o, più in generale, la cultura cyberpunk, abbia influenzato lo sviluppo di Internet e, viceversa, ne sia stata influenzata?

BS) Sì, un po'. Lo dico a ragion veduta, perché conosco molti sviluppatori che lavorano sul Web, ed essi mi dicono che è così. Molta gente ha letto William Gibson. O anche Neal Stephenson. In questo periodo Neal Stephenson ha un grosso seguito sul web, in particolare tra gli sviluppatori.

AP) E sulla letteratura contemporanea? In Italia quando si studia letteratura non si cita neppure la fantascienza.

BS) Mi piace pensare che la maggiore influenza del cyberpunk sia stato nell'avanzamento degli ipertesti e del formato di testo elettronico. E questo oggi è davvero il cambiamento più radicale che si sta verificando. Il cyberpunk non finirà nella letteratura delle aule scolastiche, ma penso che la sua maggiore eredità sia stata l'influenza sulla scrittura del Web.
Ciò che è cambiato è il mezzo stesso, non soltanto una ideologia. È un cambiamento molto netto, proprio come quando abbiamo incominciato a registrare musica e video in formato digitale. Sta accadendo qualcosa nel mondo delle riviste, della carta stampata... e mi pare che il cyberpunk abbia giocato un ruolo fondamentale in questa transizione.


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AP) Qualcosa a proposito degli altri suoi campi di interesse...

BS) Moltissimi! [ride]

AP) Lei è stato promotore di alcuni progetti di recupero di tecnologie abbandonate, ora è interessato al design; che cosa ne pensa del software libero? Suppongo che lei sia a favore.

BS) Conosco molti di quei ragazzi e chiaramente sono interessato, ma attualmente non lo utilizzo, a parte pochissime applicazioni, perché sono un utilizzatore di Macintosh.

AP) Ma lei è stato il primo (immagino) a rilasciare un libro intero su internet, rinunciando ai diritti d'autore, mi riferisco ovviamente a "The Hacker Crackdown" [tr. it: Giro di vite contro gli hacker], perché lo fece?

BS) Lo feci per una causa. Ero preoccupato per la tensione politica che stava crescendo negli Stati Uniti in quel periodo [il testo è stato rilasciato nel 1994]. Gente che conoscevo stava venendo arrestata dalla polizia. Volevo risvegliare la coscienza politica nella gente. Così non mi preoccupai di vendere, ma di diffondere. In ogni caso il libro vende bene tutt'oggi. Probabilmente anche grazie alla sua diffusione su Internet. Molti lo comprano perché lo hanno in formato elettronico e ne vogliono una copia stampata.

AP) Analogamente a come dovrebbe essere la filosofia del software libero. Si potrebbe dire quindi che lei ha aperto un'altra strada.

BS) Forse.

AP) Il cyberspazio futuro è stato spesso immaginato come altamente interattivo, pervasivo e invasivo per i cinque sensi nella letteratura cyberpunk classica, ma la verità è, ad oggi, che il 90% del cyberspazio è ancora costituito dalle care vecchie parole scritte. Lei che ne pensa?

BS) Non penso che si arriverà mai a un cyberspazio di tipo "gibsoniano" in senso stretto. William Gibson lo intende come una allucinazione che si sviluppa nella testa della gente. Non ci sono schermi, solo elettrodi che intervengono direttamente sul cervello. Non penso che ci siamo vicini, nè che necessitiamo di cose del genere. Ci sono altri tipi di ambienti tridimensionali simulati che stanno prendendo piede. La realtà virtuale oggi non va nella direzione immaginata negli anni '80 con elmetti che coprono occhi e orecchie, ma più in quella di cose come "Second Life" e altri giochi tridimensionali on-line, oppure anche di cose come "google-Terra", in cui si può zoomare su tutto il nostro pianeta; "google-Luna", "google-Marte"... E sono a disposizione di tutti, sul Web.

AP) Tornando sulle sue opere, più nel dettaglio, quando lessi "La matrice spezzata" notai fin dalle prime pagine un senso di karma, o destino, gravare sulle spalle di Lindsay [il protagonista del romanzo] e altri personaggi. Era nelle sue intenzioni?

BS) Direi di no, Lindsay è l'eroe di una epopea spaziale, se la gente avesse avuto l'impressione che tutto fosse già stato deciso avrebbe smesso di leggere! [ride]

GR) Forse era una conseguenza del contrasto religioso tra mech [persone che sviluppano sè stesse con l'impiantazione di tecnologie artificiali sul proprio corpo] e plasmatori [persone che agiscono sul proprio corpo con droghe e induzioni psicosomatiche]?

BS) Sì, ma non lo chiamerei "religioso". È una forma di misticismo. Dio non è mai citato ne "La matrice spezzata"; nessun personaggio ne parla. Ci sono profezie, vangeli e figure di guru, tra cui lo stesso Lindsay, oppure Wellspring, ma non c'è nessun dio.

GR) A proposito di Torino invece, dato che lei è venuto qui con l'intenzione di scrivere un nuovo romanzo, le caratteristiche architettoniche di questa città influenzano il suo lavoro?

BS) Mi piace riflettere sull'architettura, ma dal punto di vista di un'opera di narrativa, direi che la utilizzo semplicemente per trarre dei personaggi credibili dai cittadini che la abitano. Pensare le strutture in cui si muovono.
Per quanto riguarda l'architettura di Torino in sè, certo lo stile di Juvarra e il fatto di avere una pianta rettangolare sono caratteristiche abbastanza interessanti, ma non quanto questo edificio [Lingotto fiere]. Questa era una fabbrica di automobili, un grosso impianto industriale, che è stato riconvertito in un importante polo culturale. Singolarissimo. Sono davvero impressionato dal rinnovamento che si sta verificando nella vostra città. Anche il restauro e la riapertura di Venaria Reale [Reggia Sabauda]; non sono molte le città che possono fare cose simili.
Esattamente come Kerouac, anche Juvarra è morto, e non ci sarà mai più un altro Juvarra, sarebbe assurdo continuare a costruire con il suo stile, cercare di imitarlo. Il "nuovo" è molto più interessante. Ogni città del mondo ha i problemi che ha avuto Torino con queste gigantesche strutture industriali dismesse, che perdono il loro scopo. L'eredità del ventesimo secolo è un grande problema. Abbiamo strutture e materiali che diventeranno spazzatura, è questa la vera sfida del design oggi. I designer diverranno molto influenti e potenti. L'architettura barocca sarà buona per le cartoline da vendere ai turisti.
Potrei perciò dire di essere molto influenzato dall'architettura, ma non nel senso convenzionale.

AP) Riguardo ai suoi romanzi: con "La macchina della realtà", scritto insieme a William Gibson, si aprì un nuovo filone fantascientifico, il cosiddetto "steampunk", che però a quanto pare non è stato fortunato come il cyeberpunk...

BS) Scherziamo? Lo steampunk è sulla cresta dell'onda oggi, era nel New York Times ieri [7 maggio 2008] e nell'International Herald Tribune.

AP) Ma parlando di romanzi di fantascienza in senso stretto...

BS) Non è poi molto importante. Come nel caso del cyberpunk, ci sono molti autori e testi che non sono riconosciuti (nessuno metterebbe Nancy Kress tra i cyberpunk ma lei certamente ne sa un bel po' in merito!) come steampunk, per esempio Thomas Pynchon e il suo ultimo romanzo. Anche in questo caso non è tanto l'unione di elementi storici e fantascientifici a formare l'opera steampunk, quanto piuttosto una cultura di fondo. Lo steampunk storico è un'idea filosofica, sta uscendo per la maggior parte nella moda, nel design, nel materiale dilettantistico, un po' forse anche nella musica, e in ciò che ho chiamato "slipstream" [termine coniato da B. S. per indicare quei testi collocabili in una interzona compresa tra la fantascienza e la letteratura d'avanguardia].
Nella fantascienza francese lo steampunk è molto presente.

DG) Secondo lei che cosa costituisce un'opera di fantascienza? L'ambientazione, l'invenzione, una buona trama...

BS) Secondo me c'è una caratteristica di fondo che fa la differenza. Una emozione particolare. Nei gialli è la curiosità di sapere "chi è stato?", nell'horror si tratta della paura. Nella fantascienza c'è lo stupore, o l'estraniamento. Se non ti fa dire: "wow, non l'avevo mai pensato in questo modo!" non è fantascienza. E notate che dire "fanta-scienza" [fantasia-scienza] non è come dire "science-fiction" [lett. storia di scienza]. Non è una cosa negativa, è solo diverso. Può anche essere utile: scrivere "science-fiction" americana può essere interessante, ma anche scrivere "fantascienza" italiana potrebbe essere molto interessante.

AP) Qual è il ruolo sociale di uno scrittore e in particolare di uno scrittore di fantascienza?

BS) Ci sono molte diverse aree di influenza per quanto riguarda gli scrittori. Probabilmente gli scrittori più influenti oggi sono quelli che si occupano dei discorsi dei politici. Loro influenzano direttamente la vita delle persone. Qualcuno dovette scrivere per Sarkozy [Presidente della Repubblica francese] il discorso in cui annunciava di voler sposare Carla Bruni [ex indossatrice italiana]. Un lavoro tutt'altro che facile! [ride] Ci sono molti ruoli per uno scrittore, qualsiasi tipo di scrittore. Io faccio molte cose diverse con la mia scrittura: sono un blogger, sono un giornalista, uno scrittore di fantascienza... molti dei miei testi migliori, o almeno quelli che io ritengo siano i migliori, non sono mai stati letti da nessuno. Diari, presentazioni... non tutto ciò che si scrive è per il consumo pubblico. A volte tu stesso sei il tuo pubblico migliore. Se scrivi una cosa per te stesso, una cosa che credi veramente, questo non cambia te stesso in qualche modo? Io posso essere molto influente. Non me ne sono accorto fino a che non sono incappato in un problema così complesso da costringermi a sedermi al tavolino per scriverlo. Prendiamo per esempio un ragazzo che non sa cosa vuole fare; si ferma a scrivere su un pezzo di carta ciò che desidera nel profondo del suo cuore, e si accorge di desiderare di diventare un architetto, e allora imbocca quella via e diventa un grande architetto. Su quel pezzo di carta c'era la frase più importante di tutta la sua vita, anche se subito dopo lo avesse strappato e nessun altro nel mondo lo avesse mai letto.

AP) Pensa che il progresso sia sempre positivo?

BS) No, non penso che nulla sia categoricamente positivo o negativo. E pochissime cose sono permanenti. Scoprire come ricavare energia dalla combustione del petrolio è stato indubbiamente un progresso, ma averlo fatto per duecento anni è stato probabilmente il più grosso fallimento della nostra civiltà. La scoperta dell'atomo, molto positiva in sè, ma la fissione nucleare forse non così tanto!
Non si può avere una cosa e non l'altra, e una segue l'altra. In un certo senso è naturale, chi non lo accetta è come un bambino che non concepisce la morte della propria madre. Per quanto si possa essere affezionati alla propria madre è naturale che essa muoia prima di noi. C'è un solo modo per evitarlo: morire prima di lei, ma questo non è affatto meglio, anzi, è molto, molto peggio! Ci sono tante cose nel mondo che appaiono positive o negative, ma col passare del tempo queste qualità possono cambiare.

AP) Che cosa legge attualmente?

BS) Leggo moltissimi blog e mailing-list; la maggior parte delle cose che leggo è in formato elettronico. Anche romanzi. L'ultimo che ho letto è stato il "Decamerone" del Boccaccio. Sono rimasto davvero impressionato da quanto "elettronico" appaia oggi questo testo. Il "Decamerone" è come una raccolta di cronache blog.

GR) E per quanto riguarda la letteratura anglosassone e la fantascienza classica, quali sono i suoi autori preferiti?

BS) Herman Melville, Jules Verne... ho scritto molti saggi su Verne, e anche una introduzione per "Il giro del mondo in ottanta giorni" e "L'isola misteriosa". Per "Le api di vetro" di Ernest Junger... sono molto orientato verso gli autori storici. Certamente ho letto Lovecraft, Chambers... Robert Chambers è molto poco conosciuto, dopo aver scritto "Il re in giallo", dei racconti polizieschi e diversi romanzi popolari (ne ho anche letti alcuni) smise di scrivere e trascorse vent'anni lavorando unicamente al proprio giardino. Trovo interessanti gli scrittori che sanno smettere.

AP) Bene, è tutto. Grazie per il suo tempo e arrivederci!


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Alessandro P. & G. Ross - 2008