Anthropos

Alienità

Libera traduzione da C.A.Smith

Cara mia, cosa... noi qui?
Un petalo dopo l'altro cade la primavera aliena
In giardini in cui passiamo, senza ghirlande,
E ancora una volta cerchiamo colombe e mirtilli morti
In qualche anno irrecuperabile;
E non reclamiamo foglie o germogli per noi stessi...
O Paphos, e le lune di Paphos già andate!
Mia aurea colomba, puoi tu ricordare
Notti in cui delizia era tutto,
E alto desiderio poteva ancor sopravvivere all'alba?
Hai tu dimenticato,
Qui, nel grigio, triste mondo che non ci conosce,
Gli anni in cui noi eravamo ninfa e centauro, tratti
Dalle profondità dell'antica foresta
Che primavera cambiò in crisolite ed oro?
Hai tu dimenticato la storia narrata coi baci
Dalle acque estive calme come in sonno,
Quando i tramonti d'Hesperia toccavano i tuoi capelli
Da isole perdute e giuste?

Cara mia, cosa... noi qui?
Oltre il vetro della finestra
Scivolano veli di pioggia
Offuscando l'amaro mondo che non è nostro;
E su fiori arruffati
Laggiù cade un tramonto stinto, breve e uggioso...
Dammi ancora le tue labbra --
Lascia che dimentichiamo la stanchezza e il dolore,
E il supremo disastro della nostra nascita,
Mentre nella tua carne, sospesi,
Lentamente i miei baci giungono e cingono
E amore solo ha verità o valore.
Ah, lasciami trovare, del frutto del tuo seno,
Il fragile, vago profumo
Di celati gigli schiacciati tra la malinconia
Di foreste antiche e solitarie;
Ah, lasciami cercare in lunghe piacevoli ricerche
tra i tuoi capelli, colore del raccolto,
Per soli ed estati di ricordato oro;
E sigillare bene le mie labbra su gola e seno,
Finchè dove caddero i miei baci, la rosa fantasma
Di Paphos svanisce.
[da www.eldritchdark.com] Alessandro Peretti - 2000